Oro – quando la fusione lo rende perfetto

saggio-oro-e-argentoL’oro è conosciuto come uno dei metalli più preziosi, indispensabile per la realizzazione di gioielli e monili. La sua caratteristica di rimanere intatto a contatto con molti composti chimici, nonché con aria, acqua ed umidità, lo ha reso uno dei materiali preferiti per la realizzazione di monete e oggetti di arredamento. Nei gioielli e nei vari soprammobili è possibile trovarlo in colorazioni diverse da quella originale gialla. In particolare è possibile trovare monili di colore rosso, rosa, blu o bianco. Le diverse tonalità realizzate per uso estetico prevedono l’aggiunta, in fase di fusione dell’oro di rame, argento, nichel, ferro o palladio.
Ma il prezioso metallo ha un’altra importante caratteristica che lo rende indispensabile anche in settori diversi da quello orafo. La sua conducibilità elettrica ne fa un elemento utilissimo per la realizzazione dei componenti elettronici di tablet, smartphone, forni a microonde e personal computer. Molte sono le aziende che, negli ultimi anni, si sono specializzate nel recupero dell’oro presente nei vari componenti elettrici, grazie alla raccolta differenziata ed alla fusione che permette loro di rientrare in possesso dell’aureo metallo. La fusione dell’oro è una tecnica conosciuta ed utilizzata da moltissimi anni, che con il passare del tempo è stata migliorata grazie all’impiego di nuovi macchinari e nuove tecnologie. Inizialmente infatti l’oro veniva semplicemente schiacciato attraverso un martello sull’incudine, per poi venire modellato e lavorato. Con la scoperta della temperatura di fusione è stato possibile averlo a disposizione in forma liquida, attraverso speciali forni che raggiungono la temperatura necessaria per questa operazione, pari a 1064 gradi. L’oro viene collocato all’interno del forno contenuto in dei crogioli, grandi recipienti metallici dve vengono inserite anche piccole quantità di borace e salnitro. Quest’ultimo componente aumenta la liquidità del metallo fuso, mentre la borace ne previene l’ossidazione. Una volta portato l’oro allo stato liquido, questo viene estratto dal forno e versato in apposite staffe in ghisa precedentemente unte con olio di lino. Le staffe riproducono fedelmente la forma del lingotto che l’oro assumerà, una volta risolidificato. Il tempo che intercorre tra l’estrazione del crogiolo dal forno e la collocazione dell’oro in forma liquida all’interno delle staffe deve essere estremamente breve, in quanto il metallo tende a risolidificarsi velocemente, creando una iniziale stratificazione che comprometterebbe il risultato estetico finale. Il processo di fusione non termina però con la formazione dei lingotti. A questo punto l’oro, perfettamente risolidificato, avrà ancora molte impurità, che dovranno essere tolte attraverso un bagno nell’acido solforico.
Solo dopo questo processo il lingotto si presenterà di un colore giallo brillante, tipico dell’oro che noi tutti conosciamo. Come ultimo passaggio l’aureo metallo viene sottoposto ad un procedimento di affinazione, previsto per i lingotti che presentino una purezza pari almeno a 700/1000. Un composto realizzato con un quarto di acido nitrico e tre quarti di acido cloridrico permette di aumentare notevolmente la purezza dell’oro, fino a raggiungere una purezza quasi assoluta.
E se invece dei lingotti desiderassimo realizzare dei monili, come dovremmo comportarci? I passaggi per la fusione dell’oro rimangono gli stessi, fino alla sua estrazione dal forno. A questo punto, anziché collocarlo all’interno delle staffe, dovrà essere messo a disposizione di esperti orafi che, con la loro straordinaria abilità, riescono a modellarlo per realizzare il gioiello desiderato.